Osservazione sviluppo e crescita del bambino

Crescita del bambino: come capire se “va tutto bene”?

Gli strumenti per seguire la crescita del bambino dovrebbero basarsi più sull’osservazione e meno sulla misurazione

Crescita del bambino: come capire se “va tutto bene”?

Osservazione sviluppo e crescita del bambino
Gli strumenti per seguire la crescita del bambino dovrebbero basarsi più sull’osservazione e meno sulla misurazione

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C’era una volta il diario del bebè, regalato da amici e parenti a corto di idee, oppure offerto dalle aziende di alimenti o abbigliamento per bambini, con tanto di consigli per gli acquisti. Poteva anche essere predisposto dalle ASL e dai servizi materno-infantili, e fungeva da promemoria per “appuntamenti” sanitari come i bilanci di salute e le vaccinazioni. Spazi per le foto, bustine per i dentini caduti, pagine per il racconto delle avventure della crescita del bambino, l’inserimento al nido. Insomma, un vero e proprio diario.

In seguito tutto questo si è spostato nella memoria dei cellulari: dalla prima ecografia alle prime foto in sala parto, le prime poppate, i primi tentativi di alzarsi in piedi. Ma oltre a questo racconto per immagini della vita del bambino, negli smartphone di numerosi genitori è comparso anche qualcos’altro: una o più app, che potrebbero sembrare la versione tecnologica di quel vecchio diario del bebè. I giovani genitori di oggi, infatti, appartengono alla generazione digitale, e non a caso sono stati definiti “e-parents”.

Ma cosa c’è che non va in questo? In una presentazione di queste app si legge un messaggio che dovrebbe far riflettere: «Questa applicazione è indispensabile per controllare senza ulteriori sforzi la crescita del proprio bambino». Controllare? La parola evoca un atteggiamento di verifica, di valutazione, di confronto con parametri che dovrebbero definire se la crescita “va bene” o “va male”. Ma è questo il modo con cui i genitori dovrebbero seguire la crescita del proprio bambino?

 

Osservazione o misurazione del bambino?

Il mito delle “tappe di crescita” era già presente nell’immaginario dei genitori. Implicito nel confronto con gli altri bambini, ha sempre portato a interrogativi più o meno preoccupati: «Ma a questa età non dovrebbe già… camminare, dire le prime parole, tenersi pulito?». Riviste e manuali del “genitore perfetto” hanno aggiunto a questo mito elementi scientifici fatti di schemi, tabelle, grafici verdi e rossi. «Il peso del bebè è nell’area verde o in quella rossa? I movimenti autonomi che riesce a fare sono nella zona della normalità? E se ancora non ne ha padronanza?».

I pediatri hanno lavorato molto per contrapporre a questa immagine della crescita fatta di un susseguirsi di tappe da superare, un’idea di sviluppo globale, specifico di ogni bambino, con tempi legati a una molteplicità di fattori genetici, ambientali, relazionali. Hanno cercato di spiegare ai genitori che non è importante “quando” il bambino conquista le competenze motorie, comunicative, relazionali, ma “quanto” ogni conquista avviene in modo armonioso e sereno.

Gli strumenti per seguire la crescita del bambino con attenzione, ma senza “ansia di controllo”, sono l’osservazione e il confronto fra genitori e pediatra. Osservazione, quindi, non misurazione, caricamento di dati, trasformazione dei dati in grafici e così via.
È questo il rischio di molte della app in circolazione: in sé, come ogni strumento, non vanno né bene né male. Tutto dipende da cosa si cerca di fare usandole, e anche da cosa consentono di fare, o spingono a fare.

genitori, smartphone e sviluppo del bambino

La risposta più adatta per ogni genitore

Osservare il proprio bambino che cresce significa interagire con lui. Osservare anche se stessi in relazione con lui. Imparare a capire cosa lo aiuta nel momento in cui si scopre capace di una nuova azione (emettere suoni, stare seduto, gattonare, formulare frasi…) e magari perde interesse per qualcosa che aveva già imparato a fare: lo sviluppo non procede per gradini successivi, prevede anche momenti di pausa o addirittura di regressione.

Ma cosa diventa questo processo assai complesso una volta trasferito su grafico? Se la scalata sembra lenta, i genitori troppo concentrati sulle “tappe” potrebbero chiedersi se è meglio aspettare, se è il caso di stimolare il bambino “pigro”, oppure se bisogna consultare uno specialista. In realtà la risposta la possiedono i genitori stessi, pur che sappiano osservare il bambino e confrontarsi con il pediatra di fiducia. Ci sono bambini che rispondono bene a una stimolazione più intensa («Dai, prova a fare un passetto, vieni da mamma a prendere la pallina») e bambini che perdono la concentrazione quando vengono subissati di stimoli e proposte. Come si fa a inserire tutto questo in una app?

tappe di crescita e sviluppo del bambino

E-parents senza essere schiavi delle tecnologie

Un altro concetto può emergere in modo negativo nella presentazione di questi strumenti: controllare la crescita del bambino senza ulteriori sforzi. Quali sforzi dovrebbero risparmiarsi i genitori? Quello dell’osservazione attenta, del tempo dedicato a entrare in relazione con il proprio bambino? Quello del confronto con un professionista di fiducia, capace di trovare modi e strumenti per favorire la crescita del bambino e cogliere “dal vivo” eventuali segnali di difficoltà? Così si rischia di dare più valore a ciò che compare sullo schermo che a quello che viene osservato con i propri occhi; si rischia di diventare schiavi dei dati, più impegnati a inserire nell’apposita casellina il peso del bimbo dopo la poppata invece di parlare con lui, coccolarlo e osservarlo mentre si addormenta; si rischia di essere preoccupati per una curva di crescita che non si adegua ai parametri ottimali senza considerare la qualità del clima relazionale in cui il bambino sta crescendo.

Quindi, abbasso le app? Certamente no. Ma non per evitare ulteriori sforzi, bensì includendo nel loro uso lo sforzo di:

– Sceglierle con cura, leggendo bene modalità e obiettivi del loro utilizzo;
– Discuterne all’interno della coppia genitoriale, per condividere l’impegno di non trasformare l’app in un oracolo infallibile;
– Abituarsi a scambiare racconti sulla giornata del bambino, e non solo dati e numeri;
– Negli incontri con il pediatra, privilegiare le descrizioni soggettive (cosa vediamo succedere) e solo in un secondo tempo chiedere spiegazioni e confronti su ciò che dice la app.

I veri e-parents non sono schiavi delle tecnologie. Sono, secondo una definizione ormai classica, equipped, enabled, empowered and engaged, ossia preparati, competenti, responsabili e impegnati, capaci insomma di usare le app nel modo giusto e non di “essere usati” da loro.

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