Tata - autonomia del bambino

L’autonomia del bambino non si insegna, ma si può favorire

Le fasi che portano alla conquista dell’autonomia da parte del bambino passano per l’osservazione e l’ascolto paziente del genitore

L’autonomia del bambino non si insegna, ma si può favorire

Tata - autonomia del bambino
Le fasi che portano alla conquista dell’autonomia da parte del bambino passano per l’osservazione e l’ascolto paziente del genitore

Indice

«Faccio io!» grida a gran voce il bambino con poco più di un anno di età: si tratta del desiderio profondo di prendersi cura di sé che emerge e si fa sentire, e l’adulto attento non dovrebbe lasciarsi sfuggire questa preziosa occasione. L’ideale sarebbe occuparsene creando le condizioni ideali affinché il piccolo possa sperimentare e diventare competente nella cura di sé. Come? Offrendo spazio, tempo, “equipaggiamento adeguato” e rimuovendo il più possibile gli ostacoli che impediscono lo sviluppo dell’autonomia, come ad esempio la fretta e la comodità personale.
In particolare, per raggiungere l’indipendenza (nella vestizione, nella scelta, nell’alimentazione, nell’igiene personale, nella cura dell’ambiente) si può immaginare il bambino attraversare alcuni stadi di sviluppo:

  • fase della dipendenza
  • fase dell’interesse
  • fase dell’autonomia parziale
  • fase dell’autonomia conquistata e da esercitare

Fase della dipendenza

Quando nasce, il bambino è incapace di prendersi cura di sé (per esempio, anche se sa alimentarsi al seno, deve essere preso in braccio e messo nelle condizioni per nutrirsi) e necessita di vivere con qualcuno che se ne prenda cura, lo vesta, lo lavi, lo sfami e così via. Anche in questa fase si potrà agire a favore del piccolo, seminando l’autonomia futura e agendo con riguardo, scegliendo gesti, posture, sguardi e linguaggi che raccontino al bambino ciò che accade, consentendogli di vivere i propri momenti di cura in serenità, con la giusta calma e con un alto grado di protagonismo. Il genitore potrà allora rallentare la gestualità, narrare ciò che accade creando le condizioni ideali (a livello sonoro e visivo) affinché il piccolo non sia distratto o a disagio.
Per seminare l’autonomia, il genitore potrà ricercare l’ordine dell’ambiente (ogni cosa ha un suo posto), la routine (garantendo una ricorrenza degli orari, dei luoghi e dei rituali, ad esempio con della musica in occasione del bagnetto, oppure del cambio) e la delicatezza dei gesti. In questo modo, se il bambino è sereno e rilassato, potrà assaporare con maggior gusto i vari momenti di cura cogliendone sfumature e caratteristiche.

Fase dell’interesse

Ecco che un giorno, dopo aver vissuto moltissime volte quella stessa scena, il bambino anticipa un gesto dell’adulto: alza una gamba, tende il braccio, tenta di afferrare il cucchiaio, prende la ciabattina per indossarla, cerca il cappello; saranno questi i segnali che comunicheranno l’interesse del piccolo a partecipare. Occorrerà allora, per accogliere questa domanda implicita, dilatare al massimo i tempi di cura per dar modo al bambino di inserirsi nelle procedure e prendersi il suo spazio. Gradualmente, ne vorrà sempre di più, sino a quando chiederà di fare tutto da solo. Il genitore potrà allora dare spazio al bambino, senza forzare il suo desiderio di autonomia (ovvero non chiedendo di fare ciò che non desidera) ma astenendosi dall’intervenire dove il piccolo volesse provare a cavarsela da solo.
Potrebbe succedere, però, che l’interesse verso l’autonomia non si dimostri sempre con la stessa intensità. Per esempio potrebbero esserci giorni in cui il bambino sarà più propenso (quando è riposato, sereno e sazio), e giorni in cui invece vorrà essere coccolato e si lascerà condurre (quando è stanco, arrabbiato, affamato o in “astinenza di coccole”). I tempi e i modi dovrebbe comunque deciderli il bambino, e sarebbe meglio se l’adulto non avesse aspettative troppo rigide, accettando ciò che il piccolo comunicherà, che sia in linea con i desideri del genitore oppure no.

Fase dell’autonomia parziale

Tata - autonomia del bambino

Durante la fase che possiamo definire di autonomia parziale, il bambino sarà competente e autonomo solo in una parte del processo. Per esempio, un bimbo di due anni potrebbe essere in grado di vestirsi ma non di svestirsi, di infilarsi le scarpe ma non di allacciarle, di salire sul seggiolino dell’auto senza saper chiudere le cinture.
In questa fase sarà importante “esserci parzialmente”, concedendo al piccolo il tempo per svolgere l’attività in totale autonomia fino a dove riesce (o a partire da dove riesce) sostituendosi laddove non fosse ancora indipendente.
Inoltre bisogna avere l’accortezza di rendere i propri gesti lenti affinché possano servire da “ripasso” della lezione e per concedere al bambino lo spazio per iniziare a partecipare. E se oggi il piccolo non è in grado di svolgere una determinata azione, non è detto che non possa farlo domani: ogni giorno può essere quello giusto per imparare qualcosa di nuovo.
In questo periodo sarà fondamentale concedere al bambino lo spazio di esercizio, organizzando l’ambiente e il tempo in modo tale da permettergli di occuparsi di tutto ciò che è in grado di fare da solo.

Fase dell’autonomia conquistata e da esercitare

Quando il bambino diventa abile in una competenza, difficilmente accetterà di essere sostituto. Per tale motivo potrebbero essere interpretati come capricci gli atti di ribellione del piccolo che vuole a tutti i costi fare da solo. Questo accade con maggior frequenza quando il bambino vive contesti educativi differenti che non gli concedono lo stesso spazio di azione e libertà, come la propria casa, quella dei nonni, o la scuola. Lo spazio e il tempo dovranno allora adeguarsi alle esigenze del bambino, affinché possa sentirsi realmente protagonista e curatore di se stesso.
In ogni competenza sulla quale ci si sofferma il consiglio è quello di valutare a quale stadio si trovi il bambino: è altamente probabile che in alcune azioni sarà estremamente autonomo, mentre in altre non lo sia totalmente, e in altre ancora per niente. Ciò fa sì che il genitore o l’educatore debba porsi, in contesti diversi, con lo stesso bambino in modalità differente.
Ma com’è possibile che lo stesso bambino sia autonomo in una competenza e non in un’altra? Ciò accade perché entrano in gioco due fattori: l’ambiente e l’interesse.
L’ambiente rappresenta il contesto in cui il bambino si è maggiormente esercitato, e che quindi verrà conquistato più velocemente e più facilmente (per esempio un bambino che mangia solo cibo frullato imparerà più tardi a usare correttamente la forchetta). L’interesse, invece, riguarda l’attività in cui il bambino si esercita di più e con maggior concentrazione, e quindi più efficacia, proprio perché ritenuta interessante.
Per favorire l’autonomia del bambino, quindi, occorre fidarsi di lui, osservarlo e ascoltarlo in modo da non perdere occasioni preziose.

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