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Perché il lemure ha gli occhi rotondi? E perché la zebra è a strisce? E perché il bradipo va lentissimo? E cosa succede a chi resta indietro? Questi sono solo alcuni dei mille ”perché” dei bambini quando iniziano a scoprire il mondo, mentre cercano di dare un nome a tutte le parti e i legami che si presentano ai loro occhi.
E di legami, e di tanti grandi ”perché”, parla anche Bruno Tognolini, scrittore, poeta e maestro di rime e filastrocche (Mal di pancia calabrone, Rime raminghe, Rima rimani, Cantoparlante) nel suo libro Versi di bestie uscito per Topipittori e impreziosito dalle illustrazioni di Viola Niccolai.
Le filastrocche di Bruno Tognolini
Bruno Tognolini è stato il narratore delle giornate dei bambini a partire dagli anni Ottanta: sue sono infatti le rime e le filastrocche che tutti abbiamo ascoltato durante le puntate de L’Albero Azzurro e della Melevisione. Il suo primo libro è del 1992, edito da Fatatrac che oggi torna in libreria in una nuovissima edizione di Camelozampa per continuare a raccontare il mondo dal suo punto di vista. Un punto di vista pieno di fantasia, magia e animali. In Versi di bestie gli animali sono i protagonisti e Bruno Tognolini dedica loro 32 poemi in rima musicale, abbracciando il mondo delle diversità: dagli elefanti ai grilli, dai pesci ai lemuri, fino ad arrivare a un’ultima bestia, quella che l’autore definisce “bestia umana”.
Prima ancora che potessi porgli delle domande, Tognolini ha letto Versi di cuori elefanti, la prima filastrocca contenuta in Versi di bestie, aggiungendo alla potenza delle sue parole la magia della sua voce: ogni pausa, e persino ogni respiro, hanno aumentato la forza del messaggio racchiuso in parole pensate e misurate per i bambini.
Versi di bestie (e di esseri umani)
Versi di bestie è sì un libro per bambini, ma anche per adulti, poiché riesce a bussare nell’intimità di ognuno, complice una narrazione coinvolgente e una maestria che appartiene solo ai grandi scrittori. Un libro in cui si parla di legami tra gli animali ma anche tra animali e esseri umani, e che si scopre essere un libro che, in realtà, parla soprattutto di legami tra gli esseri umani. Le parole usate costringono all’introspezione senza mai essere indiscrete, proprio come il loro autore. Che ci riportano non solo ai mille perché dei nostri figli, ma anche (e forse soprattutto) ai mille perché che abbiamo rivolo noi stessi da bambini ai nostri genitori, e che talvolta ancora ci chiediamo nel profondo. Che aiutano, anche, a cambiare prospettiva e punti di vista, e a trovare nuove connessioni con il mondo dei nostri figli.
Bruno Tognolini e le “rime raminghe”
Quando gli chiedo quanto Bruno Tognolini ci sia nei suoi versi, mi risponde candidamente che non scrive mai di sé, ma racconta ciò che ha intorno perché questo è il compito degli adulti: narrare la vita ai più piccoli. Sua è la voce e dichiara di scrivere «sotto dettatura del mondo». Ed è forse ciò che di più immediato c’è nella scrittura di Tognolini, la descrizione della vita che implica chiunque legga i suoi testi a porsi delle domande, anche se sono le dieci di sera, si è già sotto le coperte e sia ora di andare a dormire.
Quando ho chiesto a Bruno Tognolini quale fosse la sua poesia preferita mi ha risposto che non pensa mai alle sue preferite quanto piuttosto a quelle che gli piacciono meno: nonostante ogni verso sia confezionato alla perfezione, ci sono alcune filastrocche che, esattamente come i giorni della vita, come gli accadimenti, a lui risultano meno gradevoli. Ma il bello della scrittura è proprio questo: affrontare anche le difficoltà e tirarne fuori un insegnamento.
Proprio come accade ogni giorno nella quotidianità. Proprio come accade ogni momento a tutti i genitori.