Tata - domande dei bambini

Le domande più comuni dei bambini e come rispondere

Trovare di volta in volta le risposte più adatte alle numerose domande dei bambini non è impresa facile. Ecco alcuni consigli su come comportarsi

Le domande più comuni dei bambini e come rispondere

Tata - domande dei bambini
Trovare di volta in volta le risposte più adatte alle numerose domande dei bambini non è impresa facile. Ecco alcuni consigli su come comportarsi

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La curiosità dei bambini non ha limiti, e i genitori lo sanno bene. In particolare, a partire dai 3 anni, i bimbi entrano in quella che è popolarmente definita come “l’età dei perché”, e secondo alcuni studi i piccoli possono sorprendere gli adulti con una media di 73 domande al giorno. Questa cifra, tra l’altro, è destinata a salire ben oltre il centinaio se il bimbo risulta particolarmente curioso.
Rispondere a tutte le questioni dei più piccoli, però, che si tratti di semplici domande quotidiane o dei grandi perché scientifici, non è sempre semplice per un genitore. Per i bambini, infatti, il mondo che li circonda è completamente nuovo, e qualsiasi argomento potrebbe attirare la loro attenzione e suscitare dubbi e domande. Uno dei regali più grandi che un adulto possa fare a un bambino è ascoltare quelle domande e cercare di rispondere con chiarezza e in modo semplice e adeguato all’età del piccolo.

Incoraggiare la curiosità di un bambino è fondamentale per stimolare il cervello, aiutare a superare l’ansia e dare quella sicurezza che aiuterà il piccolo a migliorare le sue relazioni interpersonali. Inoltre aumenterà la sua capacità di apprendimento, avvicinandolo anche alla lettura e guidandolo nel percorso che lo porterà a cercare da sé le risposte alle proprie domande.
«Dove sono finiti i dinosauri?», «Com’è nato l’universo?», «Perché il cielo è blu?», «Come nascono i bambini?». Queste sono solo alcune delle domande che i piccoli potrebbero rivolgere agli adulti. Domande a cui, in certi casi, neanche un adulto sa rispondere.

Come rispondere alle domande dei bambini

Quando un bambino pone una domanda, il primo consiglio è quello di rispondere con un’altra domanda. Ad esempio «Cosa ne pensi?» oppure «Cosa pensi sia successo?». Usare questo metodo stimolerà il bambino a cercare di dare una sua risposta, giusta o sbagliata che sia, insegnandogli a riflettere su ciò che osserva e che scatena curiosità e dubbi.
Dopo averlo lasciato parlare, e dopo averlo ascoltato, l’adulto potrà intervenire con una risposta che deve essere concisa e concreta, utilizzando un linguaggio semplice, soprattutto quando ci si trova davanti ad argomenti più delicati e propriamente “da grandi”.
L’importante è non soffocare mai i perché del piccolo e tantomeno evitare di rispondere. Anche liquidarlo con una risposta sbagliata, solo per zittirlo, non è una buona soluzione: si rischia di indebolirne l’autostima e di confonderlo. Non importa quanto possano sembrare complicati i “perché” del bimbo, in quanto anche un “non lo so” potrebbe diventare uno stimolo e l’occasione di cercare insieme una risposta. Di seguito alcuni suggerimenti per rispondere in modo chiaro, semplice e conciso alle domande più comuni dei bambini.

«Che fine hanno fatto i dinosauri?»

Spiegare l’estinzione e il concetto di era geologica a un bambino non è facile, ma nemmeno impossibile. Quando si riceve questa domanda, l’importante è essere chiari, raccontando la storia come se fosse una favola e dicendo che circa 65 milioni di anni fa un enorme asteroide è caduto sulla Terra e ha cambiato tutto, anche il clima. I dinosauri non sono riusciti ad adattarsi a quei cambiamenti così veloci e così sono morti, andando incontro all’estinzione: nemmeno un esemplare è riuscito a sopravvivere a quel nuovo mondo diventato inospitale, ma altri animali si sono adattati ai cambiamenti del pianeta e l’hanno ripopolato. I dinosauri, però, non sono del tutto “spariti”: studiando i loro fossili, gli scienziati hanno scoperto che si sono evoluti in nuove specie animali, e alcune di queste sono ben note. Le galline, per esempio, discendono dalla stessa famiglia dei temibili Tirannosauri!

«Com’è nato il mondo?»

Tutti i bambini sono attratti da quello che non conoscono, e cercano di comprendere il mondo in cui vivono e le proprie origini. Prima o poi, quindi, ci si potrebbe trovare a rispondere alla domanda «Com’è nato il mondo», o magari, dopo averlo visto in TV, a un più preciso «Che cos’è il Big Bang». Non bisogna avere paura di provare a rispondere: spiegare il concetto, infatti, può essere più semplice di come appare, e ci si può anche aiutare con carta e pastelli colorati.
Si può partire spiegando ai più piccoli che tutto il nostro mondo, cioè l’universo primordiale, circa 14 miliardi di anni fa, era così piccolo da stare in un solo puntino, proprio come quello disegnato su un foglio di carta. La materia era vicinissima e la temperatura elevatissima. Il caldo era così forte che ci fu una fortissima esplosione, chiamata Big Bang, e tutto il gas e la polvere cominciarono a sparpagliarsi nello spazio. Via via che polvere e gas si raffreddavano, iniziarono a formarsi le prime stelle, e poi insiemi di stelle chiamati galassie, e poi ancora i pianeti, i satelliti come la Luna, gli asteroidi e le comete.
Il Sole si formò circa 4,5 miliardi di anni fa e il suo peso esercitò sulla materia circostante una forza, la gravità, che piano piano portò alla formazione di tutti i pianeti nel sistema solare. Anche la Terra era caldissima, e lo è ancora al suo interno, e con il passare degli anni si formò una grande bolla di aria a proteggerla, chiamata atmosfera, permettendo all’uomo di popolare il pianeta e arrivare ai giorni nostri.

«Perché il cielo è azzurro di giorno e rosso al tramonto?»

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Il cambiare del colore del cielo è un fenomeno che tutti i bambini possono notare e che può destare molta curiosità. Per rispondere a questa domanda, bisognerà prima introdurre al bimbo il concetto di atmosfera e di colori della luce. Si potrebbe cominciare dicendo che il nostro pianeta è protetto da una grande bolla d’aria che protegge gli esseri viventi permettendogli di vivere e respirare. Inoltre la luce del Sole che ci appare bianca, in realtà è composta di tanti colori quanti sono quelli dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Quando la luce nel lungo viaggio dal Sole fino alla Terra arriva a noi, deve farsi strada nella grande bolla di aria che funziona come un gigantesco filtro, lasciando passare solo un colore per volta a seconda della posizione del pianeta rispetto al Sole. Durante il giorno, il colore che “vince” la corsa è l’azzurro del cielo limpido, mentre al tramonto e all’alba l’atmosfera lascia passare solo una gamma di colori che va dal rosso al rosa.

«Come si forma l’arcobaleno?»

Gli arcobaleni che si formano nel cielo dopo la pioggia o vicino una cascata sono uno degli spettacoli che più sorprendono i bambini. Il fenomeno ottico può essere spiegato ai più piccoli dicendo che la luce del Sole che arriva fino a noi è composta dei sette colori dell’arcobaleno, e quando un raggio di luce bianca incontra le goccioline di acqua rimaste sospese nel cielo, questa si scompone nei tanti colori e li mostra allineati lungo un arco, che diventa lo spettacolare arcobaleno nel cielo.

«Da dove vengono i bambini?»

Prima o poi arriva anche la fatidica domanda: «Da dove vengono i bambini?». La risposta, in questo caso, dovrà essere adeguata all’età del bambino. Sarà importante usare un linguaggio specifico perché lo aiuta a dissipare il dubbio e, con il trascorrere del tempo, si possono aggiungere tasselli fino a quando avrà l’età giusta per comprendere i concetti del concepimento.
Per i bimbi tra i 3 e i 5 anni di età, la metafora più comune e semplice da capire è quella del semino che viene messo nella pancia della mamma, raccontandogli di come è cresciuto pian piano fino a scalciare e muoversi, per poi arrivare tra le braccia dei suoi genitori.
A partire dai 6 anni, invece, si potranno iniziare a usare termini più specifici, mostrando anche illustrazioni apposite per spiegare da dove vengono i bambini. Tra i 7 e 8 anni, poi, il piccolo inizierà ad avere una maggiore consapevolezza del proprio corpo e a distinguere le differenze tra maschietti e femminucce, e in questo caso sarà meglio usare un linguaggio ancora più chiaro.
Dai 9 anni in su i bambini cominciano ad avere un’idea più precisa di cosa sia il sesso, ed è per questo che diventa importante spiegare con chiarezza cosa sia il concepimento, come avviene, e soprattutto sottolineare che si tratta di un atto da svolgere con sentimento da entrambe le parti, quando si è grandi e maturi abbastanza da poterlo fare.

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