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Genitori/figli: regole per una comunicazione efficace

L’assertività è capace di calmare e tranquillizzare, indirizza e orienta. Comunicare con i bambini senza aprire ogni volta un dibattito è possibile

Genitori/figli: regole per una comunicazione efficace

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L’assertività è capace di calmare e tranquillizzare, indirizza e orienta. Comunicare con i bambini senza aprire ogni volta un dibattito è possibile

«Vuoi andare a nanna?»
«No»
«Eh, ma è ora di andare a nanna, quindi non fare storie!»

Se per il bambino non è possibile scegliere, e a volte è davvero così, non dovremmo porgli domande, bensì dare una comunicazione ben precisa. 

«È ora di fare la nanna»
«Ma no! Voglio stare sveglio!»
«Domattina non saresti riposato a sufficienza e faticheresti ad alzarti. È tempo di andare a dormire»
«…»

La comunicazione è chiara, gentile, comprensibile, inflessibile. Non si sta aprendo un dibattito, ma si stanno assumendo le proprie responsabilità in qualità di genitore con esperienza, buon senso, lungimiranza e capacità di previsione. Ciò deve bastare per sentirsi autorizzati a dare delle semplici comunicazioni. 
Ma ai bambini piace scegliere e fare da soli, decidere per loro, essere autonomi e indipendenti, e ciò è un diritto da tutelare a spada tratta. Ma sempre? In ogni situazione? O è necessario fare delle valutazioni? 

«È ora di fare la nanna»
«Ma no! voglio stare sveglio!»
«Domattina non saresti riposato a sufficienza e faticheresti ad alzarti. È tempo di andare a dormire»
«…» (disappunto)
«Vuoi leggere una storia?»
«Sì!»
«Quale? Scegli tu quella che preferisci»

Ecco che il potere della scelta tanto caro ai bambini, ma non solo a loro, può essere tutelato e favorito. Qualsiasi storia sceglierà il genitore si adatterà per rispettare il suo volere. Se un genitore pone una domanda, significa che è disponibile ad accettare una risposta, qualsiasi essa sia. E se il bambino scegliesse un libro troppo lungo? Nel caso ci fosse questa possibilità, e alcuni testi che sono alla sua portata non risultassero adeguati, sarebbe necessario limitare la scelta preventivamente, non dopo. 

«È ora di fare la nanna»
«Ma no! voglio stare sveglio!»
«Domattina non saresti riposato a sufficienza e faticheresti ad alzarti. È tempo di andare a dormire»
«…» (disappunto)
«Vuoi leggere una storia?»
«Sì!»
«Quale? Scegli tu, tra questi sei libri, quello che preferisci»

Optare per una riduzione del campo di scelta che sia preventiva, toglierebbe il genitore dalla spiacevole situazione di dover giudicare, commentare e reindirizzare la scelta compiuta dal bambino con una frase del tipo: «No! Questa è troppo lunga… prendi un altro libro» rischiando di aprire una contrattazione impegnativa, che farebbe scaldare gli animi oltre che posticipare l’orario dell’addormentamento.

Equilibrio, assertività e responsabilità

Sbaglia chi crede che si debba scegliere tra le regole e la libertà, tra l’obbedienza e l’indipendenza. Ciò che va ricercato, infatti, sono l’equilibrio e la condivisione di responsabilità tra grandi e piccini, non in parti uguali ovviamente, ma in base al livello di competenza delle persone coinvolte. I bambini necessitano di libertà in tutto ciò in cui sono competenti, mentre hanno bisogno di limiti e aiuto per quelle situazioni in cui si trovano ancora in fase di esercizio (perché non indipendenti). 

Facciamo un esempio: un bambino di 10 mesi si sta esercitando a utilizzare la forchetta, non è completamente autonomo, e pertanto può essere aiutato ad alimentarsi in modo discreto e favorendo comunque l’esercizio; quello stesso bimbo ora ha 18 mesi e sa utilizzare forchetta e cucchiaio con competenza. A questo punto l’aiuto può venire meno e il pasto sarà organizzato (in termini di scelta delle pietanze, orari e stoviglie) per favorire e tutelare la sua indipendenza. 

Costruzione del legame di fiducia

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I bambini, per il raggiungimento di ogni competenza, attraversano una prima fase di dipendenza dall’adulto, poi una seconda fase di esercizio dove è necessario un supporto non invadente ma funzionale dell’adulto, e un’ultima fase di indipendenza durante la quale l’adulto dovrà creare le condizioni ambientali necessarie affinché il bambino possa mettere in pratica la sua competenza

Affidare a un bambino la gestione di un armadio quattro stagioni quando ha ancora 3 anni d’età, oppure chiedere a una bambina di 4 anni di scegliere il menu, o dove vuole andare in vacanza, così come a un bambino di 6 quale scuola vuole frequentare, non è opportuno. Sono scelte che potrebbero essere descritte come uno scarico di responsabilità genitoriale sulle spalle dei bambini, che, però, non posseggono ancora le competenze e l’esperienza tale per prendere questo tipo di decisioni. 

L’atteggiamento educativo deve perciò cambiare a seconda della situazione: dove il bambino è competente, sarà lasciato libero di scegliere, sbagliare, agire in totale autonomia; in caso si trovasse ancora in fase di esercizio, invece, necessiterà della vicinanza di un adulto attento, sensibile e assertivo che lo orienti e lo guidi verso la conquista dell’indipendenza.

Tale fluidità di relazione, che si adatta alla situazione, contribuisce alla costruzione del legame di fiducia genitori/figli affinché quest’ultimi percepiscano il genitore come “giusto”: «Dove sono capace non vengo disturbato, ma se l’adulto si intromette lo fa perché ne ho bisogno per crescere». Un bisogno, appunto, non una punizione. Il “no”, ovvero il limite, non deve essere inteso dal genitore che lo pone come una punizione, un atto di cattiveria, ma come un aiuto allo sviluppo del bambino, e come tale deve essere comunicato.

Ingredienti per una regola perfetta

Assertività, dolcezza e semplicità sono gli ingredienti per la regola perfetta. Si deve dire “no”, ma lo si può fare sorridendo, si può dire “no” abbracciando, si può dire “no” tenendo la mano e sussurrando. Anche se porre una domanda al bambino («Proviamo a fare la pipì prima di uscire?») potrebbe far sembrare la richiesta più soft, in realtà non fa che creare confusione. Il bambino non comprenderà quando il genitore si attende realmente una risposta o quando invece il suo parere non è contemplato. La comunicazione potrebbe allora diventare meno efficace, così come i ruoli e le responsabilità. L’assertività, invece, è rassicurante, contenitiva, capace di calmare e tranquillizzare, indirizza e orienta. Provare per credere!

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