La famiglia è il luogo in cui nascono e si consolidano le convinzioni, gli atteggiamenti, i comportamenti e le abitudini legati alla salute. In casa si parla dell’ipertensione del nonno, del mal di schiena della mamma, dello svezzamento dell’ultimo nato… e in ognuno di questi discorsi sono presenti alcuni concetti fondamentali: cosa significa «stare bene»? Cosa «fa bene»? Cosa è bene fare per restare in salute? Cosa «fa male» ed è pericoloso? Cosa bisogna evitare per non ammalarsi? In casa, quindi, si parla di rischio, di prevenzione, di comportamenti sani, di cure. Ma se ne parla in mille modi diversi.
La cosa forse più singolare risiede nel fatto che ogni famiglia è sicura che le proprie convinzioni e abitudini siano quelle giuste, e che tutte le persone di buon senso le condividano. Tanto per fare un esempio, molte mamme sono ancora convinte che fare il bagno dopo mangiato sia pericoloso. Il fatto che questa convinzione sia smentita dai medici, e non sia più condivisa da moltissime mamme, però, non modifica così facilmente le preoccupazioni di chi è stato allevato nel timore della famigerata “congestione” da bagno a stomaco pieno. E, una volta al mare, quei bambini liberi di fare il bagno provocano drammi e capricci senza fine: «Perché lui può e io no?».
Un atteggiamento equilibrato
Le due posizioni estreme, per quello che riguarda rischio, prevenzione e cura, vedono l’eccesso di preoccupazione da una parte e la trascuratezza dall’altra: negative entrambe ed entrambe poco educative. Ai genitori spetta, oltre che occuparsi in modo valido della salute dei loro bambini, anche il compito di educarli a un atteggiamento responsabile ed equilibrato nei confronti della propria salute. Avere troppe paure, o sottovalutare i rischi, non aiuta a raggiungere quell’equilibrio.
In questo momento in particolare, poi, con una situazione eccezionale di rischio di contagio, e con la necessità di aiutare i bambini ad affrontarla in modo responsabile ma senza angosce, evitare gli eccessi diventa importantissimo. Ma come fare? Per cominciare, può essere importante che ogni genitore provi a rispondere alla domanda: «Che tipo di atteggiamento ho nei confronti della salute e delle malattie? Sono più del genere “preoccupato-ansioso” (se c’è anche solo un po’ di pericolo, meglio evitare e non rischiare), o del genere “minimizzatore-fatalista” (se le cose devono succedere succedono, non si può mica stare sotto una campana di vetro)?». A qualunque delle due categorie si appartenga, con le ovvie sfumature fra l’una e l’altra, è importante che ci si chieda anche: «Come utilizzo le informazioni che mi vengono date sulle situazioni di rischio?».
Selezionare le informazioni
La pandemia ha accentuato uno dei problemi della società di oggi: l’eccesso di informazioni che circolano a tutti i livelli, dai siti più autorevoli alle code al supermercato. Informazioni e dicerie si mescolano; tutti hanno qualcosa da dire su cosa è pericoloso, su cosa è bene fare per proteggersi, su cosa non è affatto necessario fare. E quello che viene letto e ascoltato è in genere selezionato – di solito senza accorgersene – in base alle proprie tendenze: se si è ansiosi colpiranno di più le informazioni che parlano di pericoli presenti ovunque, se si tende a minimizzare colpiranno le informazioni che rafforzano la convinzione che tutte queste precauzioni non sono poi davvero necessarie. Si parla di Covid, ma la questione è valida per tutto quello che ha a che fare con la scelta dei comportamenti che coinvolgono la salute: l’alimentazione, l’igiene, gli stili di vita, la guida, e così via.
Dare un senso ai propri comportamenti
Ogni volta che un genitore dà indicazioni ai suoi bambini su cosa fare per restare in salute, gli sta trasmettendo anche il proprio atteggiamento: ansia e paura per tutto ciò che può essere rischioso, fatalismo e indifferenza, o attenzione e consapevolezza.
Pensiamo ai bambini che in questi giorni stanno affrontando il ritorno a scuola in condizioni del tutto nuove, con richieste che limitano inevitabilmente la loro libertà, che obbligano a rinunciare ad abitudini piacevoli come abbracciare la maestra, baciare gli amici del cuore, scambiarsi giochi e libri, dividere il panino o la focaccia. Che cosa può aiutarli a farlo nel modo migliore possibile, ad acquisire le nuove abitudini con serenità , a non sviluppare paure eccessive, a utilizzare questa esperienza come un momento di apprendimento e di crescita?
Per i bambini, come del resto per gli adulti, è importante sapere “che senso hanno” i comportamenti che vengono loro richiesti. È necessario, perciò, che i genitori sappiano dare informazioni e spiegazioni semplici, chiare e rassicuranti, adeguate all’età del bambino. In rete si trovano filmati e fumetti, realizzati da associazioni di pediatri, che possono aiutare i genitori a dare queste informazioni ai bambini. L’obiettivo è spiegare ai bambini “che cos’è” questa cosa chiamata virus di cui tutti parlano: non è un mostro pronto ad aggredire in qualsiasi momento, ma un’entità biologica da cui ci si può difendere, evitando che venga a contatto con la nostra bocca, il naso, la gola o gli occhi. A quel punto diventa più facile spiegare il perché delle mascherine, della distanze di sicurezza e del lavaggio delle mani, che non sono né rituali magici né i soliti noiosi divieti degli adulti a cui si può persino disobbedire se nessuno vede. La responsabilizzazione nasce così, dal capire fin da piccoli che stare bene dipende anche da come ci si comporta.
Osservare, ascoltare e dialogare
L’altro importante strumento per aiutare i bambini a sviluppare un atteggiamento equilibrato nei confronti della salute e dei rischi è l’osservazione: in questo momento di ripresa scolastica così particolare, solo osservando i propri figli, dialogando con loro, ascoltando i loro racconti si può capire come stanno affrontando la situazione, se stanno sviluppando paure eccessive che possono portarli a ridurre ulteriormente la vita di relazione, o se al contrario si stanno “difendendo” dalla paura sottovalutando la situazione.
Inoltre, è importante essere attenti a ciò che si dice in casa: inevitabilmente vengono commentate le notizie che arrivano dalla radio e dalla TV, letto ad alta voce qualche brano di un giornale o di una rivista, o un post di Facebook: «Senti cosa dicono…», «Certo che non ci si può fidare di nessuno…», «Non ci capiscono nulla…». I bambini ascoltano, e quegli atteggiamenti – paura, sfiducia, svalutazione della medicina, della scienza, delle indicazioni che vengono date – entrano nella loro immaginazione e possono sia aumentare le paure (nessuno sa come difendersi da questo mostro) sia la sottovalutazione.
Un esempio da imitare
In sintesi, l’impegno per educare i bambini a un atteggiamento sereno ma attento nei confronti della salute e dei rischi è una parte importante del compito educativo dei genitori. Per farlo, è necessario essere consapevoli degli atteggiamenti spontanei nei confronti della salute e della sua protezione, e di quello che viene comunicato ai figli con i propri discorsi, con i propri comportamenti, con le proprie scelte. E poi, attenzione e cura nel dare informazioni e spiegazioni, nell’accogliere dubbi e difficoltà, nello spiegare il motivo delle indicazioni e delle richieste. Anche il confronto e la collaborazione con il pediatra e con gli insegnanti, specie in questo periodo, sarà molto importante per far sentire i bambini affiancati e sostenuti dagli adulti. Quello che impareranno in un momento speciale come questo potrà essere estremamente utile per sviluppare in futuro quegli atteggiamenti equilibrati e consapevoli che sono alla base di un buon rapporto con il proprio corpo e con l’ambiente esterno.