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Famiglie dopo l’emergenza: quali effetti sulla mente?

Il lento ritorno alla “normalità” non è affatto semplice e può avere pesanti ricadute a livello psicologico. Ecco come affrontarle

Famiglie dopo l’emergenza: quali effetti sulla mente?

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Il lento ritorno alla “normalità” non è affatto semplice e può avere pesanti ricadute a livello psicologico. Ecco come affrontarle

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Durante la pandemia, le famiglie, soprattutto con figli piccoli, hanno dovuto affrontare da sole una doppia emergenza, sanitaria e dell’organizzazione familiare: la disabitudine dei genitori nel passare l’intera giornata con i figli, e il dover improvvisamente sostituire scuola e baby sitter senza neanche poter contare sull’aiuto dei nonni, ha stravolto equilibri e abitudini quotidiane (soprattutto per le mamme).
Ora, con la ripresa di tutte le attività (o quasi) e la fine di molte limitazioni, si è indotti a pensare che la pandemia sia solo un brutto ricordo e si possano riprendere i normali ritmi di vita come prima. Sul piano psicologico, purtroppo, questo pensiero è molto pericoloso.

In occasione di eventi critici, terremoti, alluvioni, coinvolgimento in incidenti ed emergenze sanitarie come quella a cui si sta assistendo, gli effetti di un forte stress, di attacchi di panico e di ansie apparentemente ingiustificate o stati depressivi, si sviluppano con la ripresa dei normali ritmi di vita, quando ci si rilassa pensando che il pericolo sia passato.
In particolare, ciò che risulta traumatico non è tanto la situazione in sé, ma come è stata percepita, quali sono stati i vissuti delle famiglie e delle persone in generale. Uno studio della Società italiana di psichiatria sul tema “COVID e salute mentale”, a più di un anno dall’inizio della pandemia, ha evidenziato come questo periodo stia mettendo a rischio il benessere mentale delle persone, facendo sentire i suoi pesanti effetti a livello psicologico.

Nonostante il desiderio ricorrente delle famiglie dopo l’emergenza sia sempre stato di “riprendere la vita pre COVID-19”, ora alla riapertura delle attività e al ritorno verso i normali ritmi quotidiani, la paura della ricomparsa di periodi di lockdown rinforza la tesi del “nulla tornerà come prima” condizionando pensieri e modi di agire. In questa fase diventa quindi fondamentale fornire alle famiglie gli strumenti per affrontare e gestire lo stress accumulato e le problematiche sperimentate a livello relazionale.
In risposta a questa esigenza, per esempio, il ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto inserire nel Decreto Ristori Bis lo stanziamento di 20 milioni di Euro per un reclutamento straordinario di psicologi: essere consapevoli del periodo storico attuale e delle conseguenze che ci si può trovare ad affrontare è il primo passo verso l’accettazione del problema e la ripartenza.

famiglie dopo l'emergenza

Iniziative e aiuti alle famiglie dopo l'emergenza COVID-19

Sul piano psicologico, ciò che è fondamentale in questa fase di ripresa è l’accettazione di poter essere stanchi, stressati, ansiosi o demotivati. Tali stati sono risposte normali dell’organismo e della mente a situazioni “anormali”. Una volta identificata l’origine di questi stati d’animo, e dell’ansia, e riconosciuta la situazione di emergenza straordinaria che si è vissuta e ancora oggi si vive (anche se in forma minore), è necessario usare al meglio le risorse in proprio possesso.

Lo sviluppo di nuove paure negli adulti (paura di uscire di casa, paura di non saper più svolgere la propria attività) o di atteggiamenti regressivi dei bambini (tornare a dormire nel letto di mamma e papà per qualche giorno, paura di stare soli), anche se si manifestano a più di un anno dall’inizio della pandemia, alla ripresa della tanto agognata “normalità”, sono comportamenti da non penalizzare, ma da considerare normali. In considerazione di ciò, è importante che i genitori comprendano e non giudichino negativamente i propri figli per evitare che i bambini si possano sentire inutilmente spaventati e colpevoli.

Per riuscire a farlo, però, bisogna supportare anche i genitori, aiutarli a gestire prima di tutto le loro ansie, “normalizzare” le paure, e capire come percepiscono le informazioni che ricevono in modo da poter a loro volta individuare e comprendere come i bambini stanno elaborando le notizie apprese.

 

Come trarre beneficio dal cambiamento

È importante anche sviluppare l’autostima nei genitori attraverso la pianificazione e lo svolgimento di appositi percorsi formativi. La fiducia che i genitori hanno in loro stessi, di poter conciliare lavoro e famiglia, di sapersi adattare a cambiamenti repentini, e di saper aiutare i figli a superare le difficoltà scaturite da una nuova e difficile situazione sociale, si riflette inevitabilmente sul comportamento dei bambini.

Affrontare i cambiamenti come sfide e vedere le difficoltà da una prospettiva diversa aiuta a superarle. Per aumentare il benessere emotivo personale ed evitare quindi che lo stress si trasformi in stress cronico, può risultare utile aiutare i genitori a concentrarsi su aspetti positivi di eventuali problematiche e cambiamenti.

Come può accadere in tutti i cambiamenti significativi della propria vita – e sicuramente il 2020, il 2021 e probabilmente il 2022 vanno considerati anni di grandi cambiamenti -, le variazioni possono essere positive o negative, e molto dipende dallo spirito con cui gli adulti le affrontano.

effetti positivi del cambiamento sulle famiglie

Rapporto tra genitori e figli: come comportarsi?

La funzione dell’adulto, in questo momento, è più che mai fondamentale per trovare strategie trasversali, per comprendere eventuali malesseri dei più piccoli e riuscire a far sì che li esprimano.
I bambini, d’altra parte, sono ben sintonizzati con gli stati emotivi degli adulti, e sono particolarmente sensibili ad alti livelli di stress dei loro genitori a cui reagiscono con un minore controllo delle emozioni.

Ciò che è fondamentale, ai fini di un sano sviluppo emotivo, è comunicare con i bambini, chiedere come si sentano, offrire un supporto, ascoltare le parole ma anche i silenzi, e dedicare grande attenzione al linguaggio non verbale del piccolo.
In questo momento, per prevenire crolli emotivi e lo sviluppo di un vero e proprio disturbo post traumatico da stress, è prioritario aiutare i genitori a riflettere sull’importanza del “fermarsi e prendersi del tempo per spiegare ai bambini”, in modo adeguato all’età e alla straordinarietà del momento: far capire che le loro emozioni ci sono per un motivo, e la loro ansia, come la nostra, è naturale, normale e necessaria in questa particolare circostanza. Il dialogo genitori-figli rappresenta dunque una componente fondamentale per esplorare le paure, i vissuti e le convinzioni dei bambini al fine di rassicurarli e introdurli al cambiamento.

Altra tematica che merita riflessione in questo momento è la dipendenza dalla tecnologia (Internet, social network, e così via). Tale fenomeno, già presente in modo significativo prima dello sviluppo della pandemia, ora evidenzia degli effetti comportamentali su adulti e bambini/adolescenti che vanno affrontati.
Genitori e figli, infatti, anche se mostrano stanchezza nei confronti delle relazioni a distanza, di fatto hanno sviluppato difficoltà relazionali. Inoltre, al ritorno degli alunni alla didattica in presenza, gli insegnanti hanno notato un impoverimento nell’uso di vocaboli, una difficoltà di esposizione, e un’intolleranza al confronto che a volte degenera in aggressività, tutti comportamenti che possono riflettere una disabitudine a una relazione diretta col prossimo.

Come cambia il lavoro per i genitori e come supportare il cambiamento

In ambito lavorativo, occorre innanzitutto prendere coscienza che difficilmente si tornerà a svolgere il lavoro con tempi e modalità pre pandemia. Fenomeni come lo smart working, per esempio, considerato prima come probabile innovazione dei modelli organizzativi, è stato ora trasformato in cambiamento reale, evidenziandone l’efficacia ma anche le criticità.
Di fronte a questo cambiamento, anche se potrà essere applicato con modalità diverse nell’arco della settimana, occorre garantire ai genitori lavoratori la possibilità di integrare momenti di lavoro in remoto (e in autonomia) con momenti di lavoro in presenza (e con dinamiche collaborative).
Sarà altresì necessario costruire un ambiente orientato alla comunicazione efficace e in particolare al feedback positivo; interazioni improntate all’apprezzamento di quanto fatto, piuttosto che alla correzione o al rimprovero per eventuali errori e mancanze.

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