Dal 15 giugno i piccoli sono tornati a giocare tra loro nei centri estivi per di tutta Italia, quest’anno con particolare occhio di riguardo alle regole per contrastare la diffusione del virus SARS-CoV-2. La fase 3 dell’emergenza coronavirus riapre alla socialità, andando incontro anche ai genitori che, con il rientro a lavoro, devono trovare un luogo dove poter lasciare con serenità i propri figli.
Una sfida importante quella dei centri estivi per bambini, banco di prova per il rientro a scuola il prossimo settembre, tra misurazioni della temperatura, rispetto del distanziamento sociale, uso della mascherina e sanificazione di mani e ambienti.
Centri estivi per bambini: le linee guida
Il Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) dell’11 giugno 2020 stabilisce la possibilità per bambini e ragazzi di accedere ai centri estivi e ricreativi, cioè l’accesso ai “luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, anche non formali, al chiuso e all’aria aperta, con l’ausilio di operatori a cui affidarli in custodia”.
L’articolo nel Dpcm sottolinea che vige “l’obbligo di adottare appositi protocolli di sicurezza predisposti in conformità alle linee guida del dipartimento per le politiche della famiglia”. I bambini, anche nella fascia di età da 0 a 3 anni, possono quindi tornare a socializzare.
Anche se non è possibile eliminare del tutto il rischio di contagio, le linee guida puntano a definire gli standard ambientali e di comportamento che genitori, bimbi e gestori del centro, insieme a operatori, educatori e animatori, devono rispettare per garantire la salute di piccoli e grandi.
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1. Organizzarsi in piccoli gruppi
Il primo passo è organizzare bambini e adolescenti in piccoli gruppi, che non interagiscano tra loro, e che abbiano un educatore o animatore “fisso”. In questo modo, sarà più facile l’ambientamento del bimbo che proviene dal contesto di isolamento, il rispetto del distanziamento sociale, e nel caso di sintomi o positività, individuare le catene di trasmissione del virus.
2. Corretto numero di bambini per educatori
Il rapporto varia a seconda delle fasce di età. Per i bambini tra 0 e 5 anni, il rapporto consigliato è di un educatore ogni 5 bimbi. Per la fascia di età 6-11 anni, invece, il rapporto è di uno a 7. Per gli adolescenti dai 12 ai 17 anni, il rapporto sale a 1 a 10. Nel caso di bambini sotto i 5 anni, che abbiano bisogno dell’affiancamento dei genitori per ambientarsi al nuovo contesto, il rapporto consigliato è di 1 operatore ogni 5 coppie di bimbi-genitori.
Per gli educatori e gli animatori che, soprattutto nel caso di neonati, non possono rispettare il distanziamento, è possibile l’utilizzo di guanti in nitrile, mascherina chirurgica e dispositivi, come le visiere, per limitare al minimo il rischio di contagio. Nel caso di bambini o ragazzi con disabilità, il rapporto è di 1 a 1 tra operatori e bimbi. Inoltre, il personale deve essere adeguatamente formato per rispondere alle necessità del piccolo ospite e per garantire che tutte le misure preventive siano adeguate e rispettate.
3. Preferire gli spazi aperti
I centri estivi per bambini possono essere allestiti in tutte le strutture dove sia possibile garantire la sanificazione e il rispetto del distanziamento sociale. Bene quindi le strutture scolastiche, con attenzione affinché gli ambienti chiusi siano sottoposti a ricambio d’aria frequente e abbondante. Sdoganati anche i centri estivi per bambini in oratori e parrocchie, ma solo se è possibile rispettare le norme relative a servizi igienici, alla divisione degli spazi e alla preparazione e distribuzione di pasti.
Meglio ancora se i centri si tengono in luoghi dotati di ampi spazi verdi all’aperto, ad esempio in fattorie didattiche, piscine o in parchi giochi. C’è poi la riapertura dei giardini pubblici, che rappresenta una grande risorsa per bambini e genitori, dove comunque vanno rispettate le norme anti-contagio e regolamentati accessi e sanificazioni.
4. Sanificazione: spetta al gestore garantirla
Il gestore deve disporre cartelli che avvisino sulle corrette procedure contro la diffusione del coronavirus. Inoltre ha l’obbligo di fornire gel alcolico per l’igienizzazione delle mani, mascherine come dispositivo di protezione individuale e disporre la sanificazione degli spazi in modo da ridurre il rischio connesso alle superfici più toccate dai bambini. Per questo motivo spetta sempre al gestore la regolamentazione dell’entrata e dell’uscita di bambini e genitori, possibilmente all’aperto, oppure in una sede separata all’interno della struttura, dove sia possibile seguire le regole base anti-Covid: misurare la temperatura in entrata, garantire l’igiene delle mani e l’uso della mascherina, oppure, lì dove non sia possibile, mantenere la distanza di oltre 1 metro.
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5. Pranzo in mensa: meglio stoviglie monouso
I piccoli ospiti dei centri estivi possono mangiare in mensa, ma va preferito l’utilizzo di stoviglie personali, o monouso e biodegradabili. Inoltre, i bambini possono accedere a un servizio di ristorazione esterno, ma solo se i pasti rispettano i requisiti del decreto legge del 17 maggio 2020 sulla ristorazione.
Per il pernottamento le strutture dovranno garantire il distanziamento fisico nella “zona notte”, e se non è possibile rispettarlo, far indossare mascherine chirurgiche. Ai bambini e adolescenti verrà poi misurata periodicamente la temperatura corporea. La biancheria personale deve essere cambiata almeno una volta a settimana, facendo attenzione a non confonderla con quella di altri ospiti.
6. Autodichiarazione al momento dell’accoglienza
Ai genitori spetta il delicato ruolo del far rispettare ai figli le norme anti-Covid al momento dell’accoglienza. Per il primo accesso al centro estivo serve un’autodichiarazione che il bimbo non ha avuto febbre né sintomi respiratori nei tre giorni precedenti, non è stato in quarantena o in isolamento domiciliare, né sia entrato in contatto con una persona positiva al Covid-19 nei 14 giorni prima dell’entrata al centro estivo. Se per tre giorni il bimbo non si reca alla struttura, è consigliato ripetere il protocollo della prima accoglienza. In caso di sintomi, gli operatori dovranno avvisare il gestore per mettere in atto i protocolli di prevenzione di diffusione del coronavirus.
Centri estivi per bambini: pochi posti e rincari
Un ritorno alla normalità che i genitori rischiano di pagare a caro prezzo. Le norme sul distanziamento sociale hanno dimezzato i posti disponibili e i prezzi nelle strutture salgono. Secondo le stime del Codacons, le tariffe variano tra i 150 e i 200 euro a settimana per bambino. Si tratta di rincari in media del 30% rispetto alle tariffe settimanali del 2019, in parte giustificati dai servizi offerti e dalle nuove disposizioni anti-Covid. In alcune strutture private del Nord Italia, però, i rincari segnalati dal Codacons arrivano anche al 400%. Il timore per l’associazione dei consumatori è di possibili speculazioni, ora che il bonus baby-sitter previsto dal Decreto Rilancio potrà essere speso anche nei centri estivi per bambini e per i servizi all’infanzia.