La mano costruisce l'intelligenza
Benvenuti al primo appuntamento di Tecnologia & Apprendimento.
Io sono Annalisa Perino, pedagogista, scrittrice e mamma di tre bambine tra 1 e 7 anni. Oggi parliamo della mano, quale strumento che costruisce l’intelligenza.
Confucio diceva “se faccio, imparo” e Maria Montessori definì la mano quale organo psichico. La mano costruisce l’intelligenza dell’uomo. Tutta la conoscenza che passa dalle mani avrà un impatto sulla crescita molto più importante rispetto ad una trasmissione del sapere solo orale o solo visiva, perché sarà un’esperienza più profondamente elaborata dal cervello. Il bambino ha necessità di vedere contemplati e stimolati tutti i suoi sensi che sono i suoi canali privilegiati di conoscenza del mondo. La sua esplorazione avrà origine sul corpo della madre dove sperimenterà le prime sensazioni tattili, gustative, olfattive e uditive.
Durante l’allattamento egli assapora il latte, accarezza la mamma, esplora il suo viso e percepisce il calore del suo corpo, il ritmo cardiaco e i movimenti gastrici che già udiva quando viveva nel pancione. Quando scenderà dalle braccia materne l’ambiente che lo circonda gli offrirà nuove sensazioni e così crescerà il suo archivio sensoriale da cui può per l’apprendimento.
Le mani all'opera costruiranno la sua intelligenza
Il bambino piccolo bene ce lo mostra manipolando con le mani ogni oggetto che cada sotto il suo sguardo: chiedere ad un bambino di un anno di limitarsi ad osservare un oggetto senza poterlo toccare è quasi impossibile. Per questo motivo è importante mostrare al piccolo solo ciò che può portare alla bocca oppure può manipolare con le mani.
“Guarda che belle le chiavi, din din din din” dice il nonno. Ma se il bambino, spalancando gli occhi dalla curiosità tende la mano per afferrarle, si sentirà dire. “Eh no, sono sporche. Non si possono toccare, puoi solo guardare”. A questo punto un pianto disperato sarà inevitabile.
Maria Montessori nel suo splendido testo La mente del bambino afferma: “non appena il bambino afferra qualche oggetto la sua coscienza è richiamata sulla mano che è stata capace di farlo”. Per conoscere il mondo, insomma, egli ha bisogno di possederlo. La manipolazione spontanea del primo periodo di sviluppo gli farà conoscere liscio, ruvido, grande, piccolo, tondo, spigoloso, caldo, freddo. Esperienze che inizialmente non hanno nome che con il tempo però si organizzano, acquistano identità e vengono collocate nella mente del bambino in ordine, attraverso un lavoro di classificazione. Le mani, col passare dei mesi e degli anni, si fanno sempre più competenti e rispondono in maniera sempre più precisa ai comandi che ricevono dalla mente i progetti elaborati dal bambino si trasformano in azione, grazie alla capacità di organizzare e di individuare soluzioni pratiche per raggiungere i suoi obiettivi. Se d un anno e mezzo si accontentava di tenere in braccio una bambola e toccare i suoi capelli, a 4 anni vorrà vestirla, svestirla, farle il bagnetto. A 6 anni giocherà a fare la mamma portandola a scuola preparandole un pasto cullandola per farla addormentare e chiedendo gli adulti di fare silenzio perché sta dormendo.
Crescendo il bisogno di manipolare per comprendere diminuisce, ma non sparisce. Il bambino può comprendere immaginare memorizzare anche tramite un semplice racconto, un’immagine, un video. Ma anche per un adulto, ad esempio, leggere una ricetta o seguire una ricetta e cucinare sono esperienze assai differenti. L’apprendimento tramite la visione non è definibile di seconda scelta, ma dovrebbe essere inteso come complementare ad altre forme di conoscenza. Così se si incontra ed esplora qualcosa di nuovo attraverso l’impiego di tutti o parte dei sensi, sarà più semplice apprendere e memorizzare. Un video, allora, può essere uno strumento di apprendimento se arricchisce un’esperienza manuale. Facciamo un esempio
Costruire un vulcano
Prendendo una bottiglia dal collo lungo e stretto, aceto bianco e colorante alimentare rosso, un vassoio dal bordo alto e del bicarbonato: il bambino potrà dare vita ad un’eruzione vulcanica. Sul fondo della bottiglia, che nominiamo camera magmatica, poniamo un cucchiaino di bicarbonato. Un pizzico di colorante rosso tingerà l’aceto bianco per renderlo simile a roccia fusa. Versiamo l’aceto che come lava risalirà la bottiglia, cono del vulcano, per fuoriuscire dal cratere. La lava passerà dal camino principale, che è l’imboccatura della bottiglia, e discenderà le pareti esterne della bottiglia stessa, come facendo una colata lavica.
Fatto l’esperimento con l’aiuto del computer potremmo consentire al bambino di cercare immagini e video relativi a veri vulcani in eruzione. A questo punto il suo interesse sarà bello attivo, bello vivo. Cercheremo i nomi di alcuni vulcani, prenderemo il mappamondo e identificheremo, ad esempio, la loro posizione geografica.
La tecnologia può arricchire l’apprendimento quando viene utilizzata come strumento di completamento, di approfondimento o come punto di partenza. Il bambino considererà i supporti tecnologici come strumenti di aiuto per l’apprendimento e strumenti di ricerca. Uno strumento però da governare non da subire. La camera magmatica non sarà così solo un’informazione, ma diventerà un’esperienza.
Le mani non solo cucinano, lavano, impilano cubetti, ma possono maneggiare anche la conoscenza, qualsiasi essa sia. Spostare quantità per apprendere i concetti basilari matematici, quale la somma e la sottrazione, permetterà al bambino una comprensione maggiore di un concetto molto astratto. L’interesse genera la concentrazione ed è solo in uno stato di concentrazione autentica che può nascere l’apprendimento. Un’esperienza che chieda al bambino di partecipare attivamente, sporcandosi, sudando faticando, costruendo, destrutturando, è molto più facile che interessi il bambino e che lo accompagni, quindi, sulla strada dell’apprendimento. Lo sforzo pertanto che si chiede ad un genitore o a un educatore è chiedersi “come posso trasmettere questa conoscenza, questo messaggio, insegnare questo concetto o spiegare questa regola permettendo al bambino di toccarla e manipolarla?”
Anche la storia, un concetto molto astratto, può diventare un oggetto concreto. Se ad esempio offriamo al bambino una stoffa da tagliare per farne una lunga striscia da appendere al muro, egli potrà con i pennarelli porre delle tacche a distanza regolare che dimostrano il passare degli anni. Confezionata la striscia del tempo, ritaglierà immagini di tutti i membri della famiglia, così come immagini di artisti, scienziati, oggetti di uso quotidiano e molto altro, per poi collocarlo con l’uso della colla sulla sua striscia temporale. Cercherà ad esempio l’anno di nascita di papà e appiccicherà la sua immagine; l’anno in cui è stata costruita la televisione; quando è stato permesso alle donne di votare; alle coppie di divorziare; l’obbligo di andare a scuola; o quando Picasso ha dipinto la Guernica. Ciò, questa esperienza, gli consentirà di vedere il concetto di prima, dopo, vecchio, nuovo, giovane, anziano. Scoprirà in autonomia, ad esempio, che il suo romanzo preferito è stato scritto proprio lo stesso anno in cui nasceva la sua nonna; così come potrà stupirsi che il televisore ancora non esisteva, quando il suo nonno andava già alle scuole elementari.
Nelle prossime puntate, parleremo di come scegliere in modo consapevole la tecnologia quando e come usarla. Sarà poi il turno degli orari, della gestione quindi della regola e poi descriveremo com’è possibile per i bambini costruire il proprio cartone animato. Alla prossima puntata!