Benvenuti al terzo appuntamento di Tecnologia & Apprendimento. Oggi continueremo il nostro viaggio nel mondo della tecnologia e dell’infanzia, ponendo lo sguardo su come regolamentare all’interno del contesto familiare l’uso della tecnologia, per garantire il benessere dei più piccoli.
Il troppo stroppia
Come già abbiamo anticipato nelle scorse puntate vale il detto “il troppo stroppia”; è l’abuso della tecnologia e degli schermi a farne uno strumento pericoloso per la salute fisica e mentale così come per la vita sociale. A tante persone piace guardare un film, un documentario, fare un gioco su PC o pasticciare con i programmi per impaginare una locandina, abbellire una fotografia o confezionare un biglietto d’invito. Non c’è nulla di male in questo e anzi, possono essere occasioni di crescita apprendimento culturale di svago o acquisizione di padronanza di tecniche di comunicazione mediatica.
Per i bambini, che sono in un periodo della vita prezioso e delicato come quello della formazione, occorre però che le occasioni di contatto con gli schermi e la tecnologia siano moderati, giustificati e supervisionati e che non saturino mai lo spazio del gioco, del movimento e della socializzazione che devono sempre avere la precedenza. È molto difficile al giorno d’oggi immaginare che un bambino possa essere tenuto completamente all’oscuro dall’esistenza o dal funzionamento degli schermi: la scuola in primis li avvicina a tali strumenti. Fortunatamente nei migliori dei casi solo con l’ingresso alla scuola primaria ed è importante che imparino a conoscerli come tanti altri strumenti comprendendone limiti, regole rischi ed opportunità. Solo ciò che si sperimenta si può governare, comprendere, sfruttare e controllare.
Possiamo provare a paragonare la tecnologia ad un coltello: se dessi in mano un coltello ad un bambino inesperto potrei metterlo in pericolo, ma se un bambino vuole tagliare la sua bistecca ne ha bisogno e occorre che impari ad utilizzarlo. Se il bambino impugnasse il coltello come una spada per giocare con la sorella non glielo potremmo consentire, perché è pericoloso oltre che inopportuno. Ad un bambino arrabbiato non daremmo un coltello da padroneggiare, gli chiederemo prima di calmarsi. Il coltello di per sé non è pericoloso, ma uno strumento utile in alcune circostanze che va usato con attenzione e padronanza per non farsi del male.
Nessun genitore coscientemente consentirebbe un utilizzo improprio del coltello ad un bambino conoscendone le caratteristiche e volendo proteggere il piccolo, ma un bambino di tre anni con in mano il telefonino al ristorante o di fronte alla televisione per ore potrebbe non destare la stessa preoccupazione. Perché? Certamente gli effetti collaterali del coltello mal utilizzato sono facilmente prevedibili e visibili, mentre nel caso di abuso della tecnologia gli eventuali danni collaterali sono più subdoli e sono più a lungo termine. Ma un’altra motivazione è racchiusa nell’esperienza che il genitore possiede circa l’uso del coltello, conoscendone bene le caratteristiche e avendolo usato per molto tempo, rispetto invece a quella che possiede circa l’uso della tecnologia. E’ per questo che fidarsi degli esperti che ci mettono in guardia rispetto agli effetti collaterali di un uso inappropriato o prolungato degli schermi su crescita, apprendimento e benessere in generale è un’ottima idea. Proviamo allora a darci delle regole un po’ più operative rispetto all’uso della tecnologia e a come parlarne coi bambini.
La tecnologia e l'addormentamento
E’ vivamente sconsigliato anche da recenti ricerche scientifiche l’utilizzo degli schermi (smartphone, tablet, pc, televisione) nel momento precedente l’addormentamento. Ecco che dopo la cena sarebbe preferibile scegliere attività che facilitino il riposo, e quindi il sonno, spegnendo luci e schermi e favorendo ad esempio la narrazione e la lettura. L’ambiente vissuto dal bambino dovrebbe offrirgli segnali che lo aiutino a comprendere che la giornata è conclusa, il tempo dell’attività sta finendo e che serve rilassarsi per addormentarsi facilmente. Le luci della casa che si abbassano gradualmente, per poi spegnersi, offrono al bambino la direzione che si deve prendere. Spegniamo l’ambiente mettiamolo a riposo così come dobbiamo fare con noi stessi.
La tecnologia per calmare
Non è difficile vedere genitori optare per la visione di un video o di un cartone animato come risposta ad uno stato di agitazione del bambino, ritenendo tale scelta funzionale al ripristino di uno stato di calma. Ma in realtà l’effetto che si ottiene è esattamente il contrario. Apparentemente il bambino catturato dallo schermo si spegne, inibisce l’attività perché sedato dallo schermo; ma conclusa la visione il suo stato di agitazione potrebbe ripresentarsi addirittura acuito. Sarebbe importante educare i bambini a calmarsi sfruttando risorse interne, personali, di autocontrollo e contenimento della rabbia dell’eccitazione. Mostriamo loro possibili strategie, come ad esempio “fai un bel respiro, fai due passi all’aria aperta, trova un’attività che ti interessa dove incanalare la tua energia”, oppure più semplicemente chiedendo la collaborazione per lavare il pavimento.
La tecnologia come premio / punizione
Una riflessione specifica va fatta rispetto all’utilizzo degli schermi quale moneta di scambio per un buono o inappropriato comportamento. “Se non fai i compiti niente tablet”; “se finisci di riordinare poi guardi la tv”. La punizione come il ricatto di per sè non sono buone strategie educative, in quanto non servono al bambino a comprendere le motivazioni che dovrebbero spingerlo all’agire in un certo modo, ma esternalizzano la motivazione per cui egli va a scegliere un comportamento piuttosto che un altro. Ad esempio i compiti andrebbero conclusi per portare a termine un lavoro intrapreso; perché è il proprio dovere anche quando il bimbo non ne ha molta voglia; oppure, e questa sarebbe la scelta da preferire, andrebbe destato l’interesse verso il compito da svolgere perché naturalmente il bambino maturi il desiderio di completarlo.I compiti, così come il riordino e così come la gentilezza, dovrebbero rimanere questioni slegate ed affrontate separatamente rispetto, ad esempio, la visione dei cartoni o dal gioco sul tablet. Il premio, la punizione e il ricatto sono scelte relazionali comode ed immediate che dirigono il comportamento del bambino senza però educarlo in alcun modo.
La tecnologia e i pasti
Come altre attività anche la visione degli schermi dovrebbe essere un’esperienza da svolgere in un tempo e in uno spazio specifico. In realtà non è difficile vedere bambini guardare uno schermo durante il pasto. “E’ l’unico modo che ho per farlo mangiare” sostengono alcuni genitori che percorrono questa strada. Ma perché succede? Perché l’attenzione non può essere posta con ugual misura su due azioni in contemporanea e così, venendo rapito dallo schermo, il bambino non pensa all’azione di mangiare e ingurgita senza attenzione, quasi senza intenzionalità. Ma così facendo il bambino non mangia per il gusto di mangiare, non educa il gusto non condivide il rituale sociale del pasto e di certo non favorisce la sua salute e l’educazione alimentare. Il piacere di mangiare e l’autonomia a tavola sono argomenti che meritano una riflessione a parte, e non è questa l’occasione opportuna. Ciò che è sicuro è che la televisione o lo smartphone come strumento di convincimento per mangiare non rappresentano una sana ed educativa soluzione. Sarebbe buona cosa stabilire regole precise per la visione degli schermi per grandi e piccini, confrontandosi su orari e location. I genitori rimangono i responsabili di ciò, pur coinvolgendo i più piccoli in tale organizzazione.
Planning settimanale
Un planning settimanale potrebbe evitare continue contrattazioni e discussioni su quando e quanto guardare gli schermi. Perché tale programma di utilizzo della tecnologia possa essere sfruttato anche dai più piccoli, si può ricorrere all’infografica. Su un pannello di compensato possono essere rappresentati i giorni della settimana e all’interno di ogni tondo, che rappresenta un giorno specifico, inserire dei simboli rappresentanti gli accadimenti di quel giorno tra cui ad esempio l’immagine di una televisione che orienti il bambino su quando potrà vedere un cartone. Potrebbe non essere presente in tutte le giornate ovviamente, ma a seconda del volere dei grandi si può optare per due volte alla settimana o tre e stabilire un tempo: un cartone? due puntate? 20 minuti? Queste decisioni spettano alla singola famiglia ricordando che ciò che viene fatto eccezionalmente acquista valore. La regola da seguire sarebbe “meno, ma meglio”. Fosse anche un solo giorno alla settimana, il tempo scelto per guardare un cartone potrebbe diventare quasi un avvenimento per il bambino che aspetterà quel giorno con trepidazione e quando mancheranno pochi minuti all’inizio della visione preparerà la poltroncina per godersi lo spettacolo.
Se la quantità e la durata sono stabilite, condivise e comunicate in anticipo, sarà molto più semplice gestire eventuali tentativi di prolungare la visione o manovre di convincimento per averne ancora. Come per ogni altra regola dettata dai genitori, ciò che sarebbe opportuno fare è: scegliere la regola, condividerla con i bambini e non cedere mai, con gentilezza e assertività. Spesso i tentativi dei bambini di forzare i limiti nascono proprio dal bisogno di testare la tenacia e la convinzione dei genitori rispetto a ciò che affermano: modificare continuamente le regole a seconda del momento della propria comodità, renderà molto meno efficace la relazione adulto-bambino e farà diminuire la nostra autorevolezza.